Descrizione

Vivo a metà tra due mondi.

Il mondo interiore, immaginifico, plaga isolata, triste e splendida, faticosa e incessante da coltivare, costante nel suo richiamo alla mia anima come l'eco del mare sulla costa, forse fruttifera, o forse incompresa; e il mondo esteriore, luogo condiviso di esperienza, affetti, sorprese e nutrimento, nel quale imprimerò la sagoma della mia identità, per conquistare i tempi e gli spazi del mio mondo interiore.

E vivrò due vite in una.

giovedì 6 settembre 2012

Primi passi di architettura: una sedia orrenda

La primissima esperienza di architettura sono stati i cubetti di legno, con i quali, a 6-7 anni, costruivo piccoli palazzi e li animavo con i miei personaggi: avete presente i Puffi di gomma, quel campionario anni '80 di pupazzetti con i personaggi dei cartoni animati di punta? Bene, ne ero pieno. E così volavano i pomeriggi...
Ma ancora prima, ebbi una vecchia sedia stile liberty in vimini (un arredo oggettivamente orrendo a vedersi, se rivisto dopo due decine di anni), che si trasformava nella mia mente in una grande magione a più piani, riservata ai miei pupazzi di peluche. Lo schienale era la sala del trono, su cui regnava come re il mio peluche preferito, che era addirittura 4 anni più vecchio di me; i braccioli erano i palchi e i loggiati circostanti, da cui i peluche di serie B inneggiavano a quelli di serie A (ogni bambino ha le sue predilezioni e i suoi ostracismi); lo spazio sotto il pianale era la sala comune, le cui colonne erano le gambe della sedia, simili ai sequipedali sostegni della Torre Eiffel, e i cui accessi erano le arcate in vimini che congiungevano le gambe stesse.
Trame elaborate su intrighi di corte e tradimenti verterono a lungo su questa magione, il cui possesso era ambito da ogni mio peluche. Da ciò, il passaggio alle costruzioni Lego e alla realizzazione di veri modelli tridimensionali di case, castelli e intere città è stato incredibilmente breve.
Se ci penso adesso, ogni struttura ardita e ogni elaborato svolazzo che realizzai in seguito rappresentarono solo lo sviluppo materico e visibile di quello che, in nuce, già mi ero figurato nelle scheletriche curvature di una sedia senza qualità.

Nessun commento:

Posta un commento